FRÄSEN

Francesco Del Conte

a cura di Angela Madesani

in collaborazione con Heillandi Gallery

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3 | 18 ottobre 2020

Basilica di San Celso, Milano

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«Fräsen è un lavoro silenzioso, sul silenzio eloquente degli oggetti, in cui è l’essenza profonda dei singoli fenomeni, una ricerca in aperto, ma non urlato, contrasto con il troppo del nostro tempo, un troppo perlopiù vacuo, in cui si assommano, privi di senso, troppe immagini, troppe parole, troppi rumori.»

scrive la storica dell’arte e curatrice indipendente Angela Madesani, a proposito dei recenti lavori di Francesco Del Conte, proposti da Heillandi Gallery di Lugano, alla Basilica di San Celso a Milano. 

Fräsen prosegue un’indagine fotografica iniziata a Lipsia nel 2014, che ritrae una serie di strumenti appartenenti al mondo della lavorazione industriale.  Protagoniste della mostra sono quattro nuove fotografie di punte per macchine fresatrici, prodotte dalla azienda svizzera Urma, sono oggetti utilizzati per la realizzazione di fori nell’industria aerospaziale e dell’automobile. Le quattro proiezioni di diapositive in bianco e nero sono poste in dialogo con l’architettura della chiesa.

Spiega l’artista stesso:

«Per quanto specifici, tecnici, questi sono oggetti da lavoro con una bassa connotazione, il cui scopo è quello di dare forma ad altri materiali. Sono frese, che attaccate a macchine fresatrici, appunto, quando ruotano velocemente, danno forma ad altri oggetti. C’è un paradosso legato allo studiare e al fotografare la forma di oggetti il cui compito è quello di dare forma a quello che ci circonda, ai materiali. Un aspetto che mi ha sempre intrigato molto. Di fatto questi oggetti si prestano a essere considerati colonne, sculture, grattacieli, sempre in base alla dimensione in cui si osservano. Muovendomi all’interno del mezzo fotografico e utilizzando l’ingrandimento, uno degli aspetti basilari, intrinseci alla fotografia, ho deciso, dopo alcune sperimentazioni, di presentare questi oggetti in una scala completamente diversa da quella originaria, spiazzante. In questo modo ho cambiato completamente la percezione che si ha di essi.»

È una mostra, come le altre curate da Angela Madesani a San Celso, in cui la ricerca dell’artista si pone in stretta relazione con lo spazio, con la sua storia, con la sua finalità:

«Nei lavori in mostra, la sacralità degli oggetti da lavoro è posta a diretto contatto con la sacralità architettonica della basilica romanica. Le punte diventano come dei grandi totem, in grado di offrire dei momenti contemplativi. Mi pare di potere affermare, senza timore di smentita, che questa ricerca di Francesco Del Conte, come altre sue, indaghi l’intelligenza umana. L’uomo è una presenza assente assai incombente, è il regista più o meno occulto di ogni operazione». 

BIOGRAFIA 

Francesco Del Conte (1988, Milano) vive e lavora a Torino. Ha conseguito la laurea all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino per poi trasferirsi temporaneamente in Belgio nel 2013 per studiare alla LUCA School of Art di Bruxelles, dove ha conseguito un master in Belle Arti – Dipartimento di Fotografia. Nel 2016 è stato invitato dal Centro d’Arte Contemporanea CCA Kitakyushu per partecipare al programma di borse di studio in Giappone, una esperienza molto importante per la sua ricerca, sempre più focalizzata su materie caratterizzate da un carattere formale, scientifico e culturale. Dal 2018 il suo lavoro è rappresentato da Heillandi, galleria specializzata in fotografia con sede a Lugano. I suoi progetti fanno parte di collezioni pubbliche e private e i suoi lavori presentatati a livello internazionale.